Chi scrive

“Il Passato mi incuriosisce più del Futuro e non mi stancherò mai di sostenere che il Futuro è un’ipotesi,
una congettura, una supposizione, cioè una non realtà.
Tutt’al più, una speranza alla quale tentiamo di dar corpo coi sogni e le fantasie.
Il Passato invece è una certezza, una concretezza, una realtà stabilita.
Una scuola dalla quale non si prescinde perché, se non si conosce il Passato,

non si capisce il Presente e non si può tentare d’influenzare il Futuro coi sogni e le fantasie.”

Oriana Fallaci

Quando ho iniziato a pensare a questo blog e agli argomenti che avrei voluto trattarvi, un fatto mi è stato subito chiarissimo: che ben poche cose al mondo sono più difficili del parlare di sé senza scivolare nella banalità.
Ecco perché, in questo caso, preferisco che a farlo per me sia ciò che scriverò.

Mi limiterò qui, pertanto, a qualche notizia in merito.

Il mio nome è Alice, amo da sempre leggere e raccontare, e fin da piccola coltivo la passione per la scrittura: una passione nata ancor prima di quella per la lettura, influenzata in parte dal desiderio di esprimere liberamente i miei pensieri, in parte dal bisogno di tradurre in parole i frutti della mia fervida immaginazione.

Come molti bambini delle generazioni passate – decisamente più avvezzi all’uso della fantasia che a quello di uno smartphone o di una playstation – ho sempre trovato nella quotidianità una fonte inesauribile d’ispirazione: la mia immaginazione, infatti, non aveva bisogno di grandi stimoli per accendersi, anzi, a colpirmi maggiormente erano proprio le cose che di solito passano inosservate, come un nome sentito per caso in tv, una sagoma indefinita sullo sfondo di un quadro, o magari il volto espressivo di una statuetta che ad ogni Natale ritrovavo puntualmente nel presepe.

Crescendo non ho cambiato idea su questo punto: credo ancora che l’osservazione della realtà offra infiniti spunti su cui soffermarsi, e ritengo in particolare che per uno scrittore – e di conseguenza per i suoi lettori – non esista soggetto d’indagine più affascinante e sorprendente della stessa natura umana nelle sue molteplici espressioni.

Mi considero una lettrice attenta, curiosa, e – lo ammetto – piuttosto selettiva, a cui piace immedesimarsi nelle storie e mettersi nei panni dei personaggi, senza però rinunciare ad affrontare la lettura con spirito critico e, se è il caso, con un pizzico di ironia.

Prediligo da sempre i classici dell’Ottocento e d’inizio Novecento, specialmente inglesi e americani, per via dello stile, delle tematiche, e – non meno importante – della loro stupefacente attualità.
Mi ritrovo pienamente, infatti, nelle parole di Italo Calvino:

 “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.”

da: Perché leggere i classici

Per questo sono profondamente convinta che ogni libro, anche il più celebre ed acclamato, debba poter essere commentato, discusso e, all’occorrenza, anche criticato liberamente.

Nutro una grande passione per gli scrittori vittoriani (due nomi tra tutti: Charles Dickens e Thomas Hardy); passione che, col tempo, si è tradotta in un profondo interesse per tutto ciò che concerne l’Età Vittoriana, in particolare la sua anima contraddittoria dove il doppio standard morale e lo strenuo attaccamento alle tradizioni convivevano con l’inarrestabile spinta al progresso e con un’insospettabile modernità.

Mi piace considerare la lettura, oltre che un mezzo irrinunciabile per evadere dalla quotidianità, uno strumento prezioso per comprendere più a fondo la realtà che ci circonda, per acquisire una maggior consapevolezza di noi stessi, e per provare – come diceva l’indimenticabile Atticus Finch ne Il buio oltre la siepe – a metterci nei panni degli altri e a riflettere un po’.

Credo fermamente nel valore del confronto e nell’importanza del pensiero critico; e apprezzo le persone che hanno il coraggio di difendere le proprie idee, ma sempre nel rispetto dell’opinione altrui.

Il mio amore per la letteratura si accompagna anche ad un’altra passione: quella per la Storia e per il passato in generale: una dimensione che mi affascina e che, da sempre, suscita in me grande curiosità.
Non è un caso, dunque, che in ambito cinematografico, tenda solitamente a preferire i vecchi film di una volta: quelli che ancora oggi si riguardano volentieri per la bravura degli interpreti, la piacevolezza della narrazione, e quel misto di naturale eleganza e di autentico buon gusto che, col passare degli anni, ahimè, si è in buona parte perduto.

Il discorso vale anche per i così detti period dramae in particolar modo per le trasposizioni sullo schermo dei miei romanzi preferiti, nei cui confronti, lo ammetto, sono forse fin troppo esigente.

Come dimenticare, poi, grandi classici dell’animazione… con le loro storie e i loro personaggi che, ancora oggi, a trent’anni suonati, riescono magicamente a riportarmi all’epoca spensierata della mia infanzia, a cui resto profondamente legata.

…Ma andiamo con ordine!
Di tutto questo, e di molto altro ancora, se lo vorrete, ci sarà tutto il tempo di parlare qui sul blog.
Per ora, dunque, mi fermo qui, augurandomi che la vostra permanenza al Nido delle Cornacchie sia la più lieta possibile.

Un caro saluto, a presto

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